La pandemia che ci impone di rivedere gli stili di vita e ridurre lo spreco

L’ultimo Rapporto Waste Watcher (2020) ci porta una buona notizia: sprechiamo di meno. Ma questo “meno” è ancora troppo. Parliamo, infatti, di 2 miliardi e 200 milioni di tonnellate di cibo finiti in pattumiera anche quest’anno, che corrispondono a 11.500 miliardi di euro, quasi la metà della cifra messa a disposizione dal Decreto CuraItalia per far fronte alla crisi derivante dall’esplosione del Covid19.

Il coronavirus ha avuto una serie di conseguenze sulle nostre vite, anche per quel che riguarda il consumo dei generi alimentari. Da una parte c’è stato l’assalto ai Supermercati, dovuto al panico che la pandemia ha generato, soprattutto all’inizio, apportando un cambiamento delle nostre abitudini alimentari. Secondo Confagricoltura sono stati acquistati soprattutto alimenti a lunga conservazione, come la pasta (+25%) il riso (+33%) e scatolame vario (+29%), a discapito del fresco (pesce, latte, frutta & verdura), tanto più salutare, ma molto più facilmente deperibile.

Dall’altra parte c’è chi al supermercato non è potuto andare, perché impossibilitato dall’età avanzata – e quindi più esposto al virus – o dalla mancanza di risorse. Non parliamo degli indigenti che da sempre fanno riferimento alle mense Caritas o ai pacchi del Banco Alimentare, ma di tutti i lavoratori e lavoratrici in nero, forzatamente part-time o working poor che non hanno da parte alcun risparmio per far fronte alla momentanea situazione di mancanza di denaro.

Insomma, il Coronavirus, per quanto riguarda l’alimentazione, non ha avuto solo un impatto sul consumo e sulle persone, ma anche sulla raccolta/redistribuzione delle eccedenze alimentari. All’inizio della crisi, le organizzazioni della società civile hanno riscontrato una diminuzione della distribuzione delle eccedenze, dovuta alla razzia dei supermercati e al succedersi improvviso di norme di sicurezza a tutela della salute che ha fatto mettere in secondo piano tale questione. Col passare dei giorni, però, si è passati ad un eccesso di eccedenze, altrettanto improvviso, dovuto alla chiusura dei ristoranti e delle mense scolastiche che non sapevano come smaltire l’enorme stock di cibo acquistato e alla difficoltà di redistribuzione delle stesse per mancanza di strumenti idonei (mascherine e guanti). Solo col passare dei giorni la situazione si è normalizzata, anche se sussistono problemi di eccedenza di fresco che non ha più posto sul mercato ordinario, vista la totale chiusura degli esercizi di ristorazione.

Quali sono in particolare le azioni messe in campo dal Progetto Vettore Eccedenze delle Acli all’interno degli squilibri descritti?

Il progetto R.E.B.U.S. di Verona ha tentato subito di organizzarsi alla luce dell’emergenza e in sintonia con le restrizioni previste per le attività di raccolta/redistribuzione descritte nei vari DPCM. Dopo aver dunque chiuso tutte le attività nella fase iniziale dell’epidemia, per cercare di capire quali attività poter proseguire in sicurezza e con quali associazioni, alcune sono state riprese e altre nuove sono state messe in campo, volte ad affrontare specifiche necessità derivanti dalla diffusione del Covid19.

Per quanto riguarda le attività ordinarie, R.E.B.U.S. organizza tutte le mattine e tutte le sere, dal lunedì al venerdì, i ritiri presso l’ipermercato Iper la Grande I, coinvolgendo 6 enti caritativi attualmente operativi. Si prosegue, inoltre, con i ritiri presso il Centro Agroalimentare Veronamercato, coinvolgendo una decina dei venti enti caritativi normalmente operativi. Inoltre, si organizzano ritiri in autonomia – al bisogno – attraverso ingresso con tessera apposita.

Per quanto riguarda le attività straordinarie, nel primo periodo di chiusura delle scuole sono stati effettuati presso i centri cottura AGEC delle mense scolastiche i ritiri della merce stoccata, molto preziosa per gli enti, trattandosi essenzialmente di fresco (carne, frutta e verdura). Sono stati ritirati: 290 kg carne, 80 lt di latte, 1080 yogurt, 409 kg di frutta e verdura e 50 kg fra uova e formaggi. Accanto a ciò, sono stati altresì organizzati i ritiri speciali presso il Veronamercato. Essendo ridotta l’attività commerciale degli operatori del mercato, con la direzione generale si è giunti ad un accordo di attivare una tantum dei ritiri speciali con prodotto conferito dai diversi operatori in un punto distributivo unico. La prima giornata si è tenuta il 25 marzo e sono stati ritirati 5154 kg di frutta e verdura.

Il progetto “il cibo che serve” di Roma, oltre all’attività ordinaria di raccolta (presso i fornai e il centro Agroalimentare di Roma) e di redistribuzione, ha attivato per le persone fragili e per gli anziani un “servizio pronto telefono” che prevede due importanti attività come la consulenza psicologica per chi si sente solo, disorientato e spaventato davanti all’emergenza Coronavirus, e come i Taxi Sociali, pronti a macinare chilometri per portare nelle case di anziani e portatori di handicap la spesa e i medicinali.

Attraverso il progetto “il pane agli ultimi” di Caltanissetta, si distribuiscono in media 60 pasti al giorno, per un totale, da quando la pandemia è arrivata in Sicilia, di circa 700 pasti. Inoltre, le Acli di Caltanissetta, in sinergia con le amministrazioni comunali, si sono attivate per garantire in diverse città il rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo e dei diritti costituzionali delle persone indigenti, disabili e senzatetto al fine di garantire a tutti loro un aiuto alimentare e farmaceutico. Inoltre, le Acli provinciali hanno chiesto alle stesse amministrazioni di mettere a disposizione gli immobili del patrimonio per l’ospitalità h24 delle suddette persone.

Sul tema delle eccedenze, dunque, le Acli non si sono fermate, anzi, hanno tentato di reinventarsi con nuovi servizi, adattandosi alle nuove esigenze e condizioni di operatività dettate dalla pandemia.

Il Coronavirus non ha risparmiato nessuno. Ma saranno ancora una volta gli ultimi ad essere colpiti in maniera più intensa e molto presto i penultimi andranno a raggiungerli, ampliando quella fascia di popolazione definita dalla statistica popolazione povera assoluta.

In un momento in cui è la carenza a farla da padrona, lavorare sull’eccedenzaredistribuendola nella giusta direzione, può essere la chiave affinché nessuno, sui bisogni primari, rimanga indietro.

 

Antonio Russo 

Consigliere Presidenza Acli con delega al progetto eccedenze