Incitamento a sovvertire il sistema politico promuovendo pensieri che mirano a cambiare i principi costituzionali, diffusione di false notizie intese a minare l’ordine sociale e promuovere il caos, incitando le proteste non autorizzate con l’obbiettivo di indebolire il prestigio dello Stato; gestione e utilizzo di un account Facebook con lo scopo di disturbare l’ordine pubblico, mettendo in pericolo la sicurezza della società e dei cittadini. Queste sono le accuse notificate all’avvocato di Patrick George Zaki, giovane ricercatore dell’Università di Bologna, sequestrato e seviziato della NSA egiziana “colpevole” di aver manifestato il proprio dissenso nei confronti del regime egiziano.
Patrick è un ragazzo come noi, come lo era Giulio Regeni, per il quale ancora non c’è verità e giustizia, come Silvia Romano, la giovane cooperatrice sequestrata in Kenya che ha trascorso il secondo Natale nelle mani dei sequestratori. Una generazione di giovani martiri che dedicato la loro esistenza per un mondo giusto. Oggi, oltre al ricordo e alle prese di posizione nei confronti di quei Paesi che violano sistematicamente i diritti umani, le istituzioni italiane devono fare qualcosa in più: sospendere l’invio di armi in Egitto e verso quei paesi che ne fanno uso per la repressione interna come ratificato dal Consiglio dell’Unione Europea.
Solo così possiamo rendere un po’ di giustizia a chi non ne ha avuta.
Matteo Bracciali
Vicepresidente della Federazione delle ACLI internazionali