Un’altra narrazione è possibile, magari scritta con inchiostro verde. È quanto potrebbe emergere dalla ricerca sui valori degli europei condotta dall’EVS, coordinata da un’équipe internazionale di cui fa parte anche la giovane Vera Lomazzi – brava sociologa italiana – e anticipata da alcuni organi di stampa. In realtà la più parte della ricerca conferma le persistenze dello spirito del nostro tempo. Per gli italiani, prima la famiglia e il lavoro, poi gli amici e il tempo libero e infine arrivano la religione e la politica. Con valori così, non è strano che sottotraccia s’intraveda la questione della sicurezza. Dell’arrivo degli stranieri si teme infatti il possibile aumento della criminalità, più che le differenze culturali, e dei vicini di casa si teme per la presenza di drogati, zingari e alcolisti, ossia di categorie associate ai cliché della microcriminalità. In qualche modo esprime un desiderio di sicurezza anche il ritorno ad alcuni stereotipi tradizionali e rassicuranti: la mamma a tempo pieno come fattore positivo per la crescita serena dei figli o la considerazione – condivisa da un terzo dei rispondenti – per cui all’uomo tocchi guadagnare e alla donna curare la famiglia. O ancora il fatto che 3 intervistati su 4 si considerino religiosi: un po’ a modo loro, potremmo poi commentare, visto che sulla frequenza alla messa rispondono positivamente solo 1 intervistato su 4. Ma tant’è: meglio considerarsi religiosi, si sa mai…
Eppure qualche altro dato farebbe cogliere anche una versione differente. Per esempio di fronte alla scelta tra crescita economica e tutela dell’ambiente, il responso è decisamente a favore della seconda, anche a costo di metterci qualche risorsa reddituale personale o d’impegnarsi direttamente. Insomma, l’ambiente sembra essere percepito come un bene comune da difendere insieme, anche rinunciando a qualche opportunità economica. È un passaggio decisivo, perché è il primo segnale – da anni – dove l’individualismo cede il passo al desiderio di tutelare un bene collettivo. Se allora provassimo a far leva su una coscienza più attenta al limite (l’ambiente) che all’espansione (il turbocapitalismo), allora potremmo anche cogliere la positività di coltivare le relazioni tra persone (e in epoca di realtà virtuale non è male), di curare l’educazione, anche a scapito di qualche reddito. Questa versione si accompagna anche ad una generale minore preoccupazione verso l’omosessualità e verso le diversità culturali in genere, comprese – appunto – le dimensioni che risultano spesso più divisive, ossia la politica e la religione. In realtà gli italiani sembrano semplicemente chiedere più rispetto della legge, di una legge uguale per tutti e che ci rende tutti uguali, uomini e donne, italiani e stranieri. Il plebiscito – rispetto alla popolarità delle istituzioni – a favore della polizia può essere letto anche così. Un’ultima annotazione: alla bassa popolarità del parlamento, fa fronte un buon risultato dell’Unione europea. Questo per dire come ci possa essere spazio per un’altra narrazione, per pensare meno dark usando il green della speranza, un colore che parla di Europa e di legalità, di ambiente sano e di salute, di famiglia e di cura delle relazioni umane. Oggi – e sempre più in futuro – mettere al centro la persona, la comunità e le buone relazioni, è fare politica.