“Le morti sul lavoro sono segno di sottosviluppo e inciviltà e, spesso, sono la conseguenza di lavoro nero, mancanza di tutele dei lavoratori e scarsi controlli. Il lavoro in regola non può essere considerato un regalo del datore di lavoro al lavoratore, ma un diritto”. Con queste parole Roberto Rossini ha commentato la tragica sequenza di incidenti sul lavoro che negli ultimi quattro giorni hanno causato la morte di altrettanti lavoratori.
Secondo i dati raccolti dalla Cgia di Mestre, nei primi 2 mesi del 2017, gli incidenti mortali nei luoghi di lavoro sono in aumento. Se nello stesso periodo del 2016 c’erano stati 95 casi, tra gennaio e febbraio 2017 sono decedute 127 persone (+33,7%).
Va tuttavia segnalato che quasi la metà dei 32 decessi in più registrati quest’anno sono ascrivibili ai 2 casi eccezionali avvenuti nello scorso mese di gennaio: il crollo dell’albergo di Rigopiano (Pescara) e lo schianto dell’elicottero del 118 avvenuto nei pressi di Campo Felice (L’Aquila).
Oltre ai morti sul lavoro, sono in crescita anche gli infortuni: sempre nei primi 2 mesi di quest’anno sono stati
denunciati 98.275 casi: 1.834 in piu’ (+1,9%) rispetto allo stesso periodo del 2016.
Numeri differenti per l’Osservatorio indipendente di Bologna, secondo il quale dall’inizio dell’anno al 14 aprile 2017 gli infortuni mortali sono stati 166. Il dato non tiene conto delle morti in itinere o delle morti verdi – avvenute in agricoltura per il ribaltamento dei trattori – che secondo lo stesso osservatorio sono già 31.
Secondo Santino Scirè, responsabile Lavoro per le Acli, “il lavoro nero dev’essere fortemente osteggiato non solo dai lavoratori, ma anche dalle imprese che subiscono la concorrenza sleale di quelle aziende che non prestano particolare attenzione alla sicurezza dei propri lavoratori. Il lavoro è bello se regolare e sicuro. Il lavoro sommerso e non sicuro è un’autentica trappola per lavori e aziende”.
Le cause degli infortuni sono sempre le stesse: cadute dall’alto, fumi tossici, schiacciamenti. Ma questi sono i motivi apparenti: spesso le morti accadono perché la sicurezza dei lavoratori non è considerata prioritaria, i lavoratori non sono formati in modo adeguato sui rischi che corrono e mancano i controlli.
A questo scenario si aggiunge la precarietà dei contratti e la difficoltà a trovare un nuovo lavoro, fattori che rendono i lavoratori sempre più ricattabili.
Per contrastare il lavoro nero, le Acli hanno promosso – assieme a Next (Nuova economia per tutti) il progetto “Seminiamo diritti”, un intervento di prevenzione e contrasto del lavoro irregolare in agricoltura.