Riceviamo e volentieri pubblichiamo l\’appello di Ilham Mounssif, la ragazza che un mese fa fu protagonista della triste vicenda dell\’accesso negato a Montecitorio.
Ilham ci scrive a nome del Movimento Italiani Senza Cittadinanza, di cui fa parte.
\”Nel 2017 non è possibile sacrificare bambini.
I senatori e senatrici italiani hanno da più di un anno nelle proprie mani le vite di un milione di \”Italiani e Italiane senza cittadinanza\”, 800mila ancora alunni nelle scuole d\’Italia, costretti a vivere chiedendo il permesso per soggiornare nel Paese in cui sono, siamo cresciuti, spesso anche nati.
Sacrificati nella palude della politica italiana anche se rappresentiamo una realtà strutturale di questa nostra società, totalmente condizionati da una legge, la n. 91 del 1992 che andava modificata da anni. In alcuni ci avete seguito con interesse, ascoltando le nostre storie e ragioni durante i nostri flash mob #fantasmiperlegge nella piazza del Pantheon di Roma e davanti alle prefetture di Palermo, Napoli, Reggio Emilia, Bologna e Padova il 13 ottobre 2016, invocando la #RiformaCittadinanzaSubito dopo un anno di totale immobilismo, le nostre vite ancora una volta impantanate.
Nei tre mesi trascorsi da allora non ci siamo mai fermati e abbiamo continuato a rivolgerci ai senatori e senatrici in quanto figli dell\’Italia non riconosciuti: abbiamo raccolto nuove \”Cartoline cittadine\”, le nostre foto-ricordo della scuola italiana, a loro indirizzate; abbiamo bersagliato il centralino del Senato per esigere informazioni sulla legge da cui dipende la nostra vita e soprattutto quella dei più piccoli; con la nostra Campagna #CittadiniSenzaVoto abbiamo denunciato l\’ingiustizia di non poter votare nel Paese in cui ci hanno insegnato il valore della democrazia mentre con la Campagna #AnnonuovoLeggenuova dimostravamo grande fiducia nella nostra Italia, nell\’approvazione di una riforma che sarebbe un segnale di civiltà della nostra Italia.
Infine in questi giorni abbiamo nuovamente scritto alla ministra Anna Finocchiaro, che ci aveva promesso la calendarizzazione della Riforma subito dopo il Referendum del 4 dicembre, in qualità di presidente della Commissione Affari costituzionali. E una lettera abbiamo preparato e spedito da più indirizzi anche al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, fiduciosi. Una fiducia che continuiamo a mantenere viva e che a febbraio ci sta portando a scendere di nuovo in piazza a Roma, tutti i martedì di febbraio e il 28 in una manifestazione nazionale, perché siamo attivi e non più fantasmi né vittime, chiedendo ai rappresentanti del Senato della nostra Repubblica di avere coraggio ed essere coerenti mantenendo le promesse che avevano fatto a noi e alle generazioni a venire: pari diritti per tutti i bambini e bambine che crescono in Italia e un futuro da cittadini e cittadine, e non più relegati nella palude della politica.
Oggi quindi chiediamo fatti e non più promesse, vogliamo la calendarizzazione e voto immediato della Riforma della legge per l\’acquisizione della cittadinanza italiana che fa proprio un principio fondamentale: “Chi cresce in Italia è italiano” e deve dipendere dalla legge sulla cittadinanza e non più dalla legge quadro sull’immigrazione per la semplice verità che noi immigrati non siamo.
Basta un voto per uscire dalla palude in cui si trova il Paese che non è in grado di guardarsi allo specchio, negli occhi di tutti i suoi figli e figlie. Perché l\’imperativo morale e politico deve essere: \”nel 2017 non è possibile sacrificare bambini\”.
Ai più piccoli innanzitutto va garantita la serenità di cui dovrebbero godere tutti i semi della nostra società per diventare alberi forti e rigogliosi, cittadini a pieno diritto che siano in grado di usare gli strumenti della nostra democrazia, come ad esempio la possibilità di votare, per contrastare i discorsi d\’odio, che li prendono, ci prendono, sempre più come facile bersaglio solo a causa del colore della nostra pelle, la forma dei nostri occhi, i nostri cognomi o origini diversi.
Chi cresce in Italia è italiano, non smetteremo mai di dirlo e lo urleremo il 28 febbraio insieme a chi ritiene la Riforma della legge sulla cittadinanza italiana la condizione di partenza irrinunciabile di questa nostra democrazia, nel rispetto dei valori della nostra Costituzione e per uscire dalla palude.