Come contrastare il fenomeno del disagio giovanile, sempre più diffuso soprattutto nelle fasce più fragili della nostra società?
“Puntando sulla formazione dei giovani, coinvolgendoli nella co-progettazione, insegnando loro metodologie e strumenti innovativi per agire concretamente nella comunità”.
Questo l’obiettivo, centrato, del progetto “Stranieri in terra Aliena. Giovani e la comunità”, appena concluso e realizzato grazie ai fondi messi a disposizione dall’Agenzia Nazionale per i Giovani (ANG) con il bando “Cosa vuoi fare da Giovane? Il tuo futuro parte adesso”.
L’ANG è l’istituzione governativa che si occupa della gestione in Italia del capitolo Gioventù del programma Europeo Erasmus+.
Formazione, cittadinanza attiva, networking: queste le parole chiave del progetto che ha visto protagonisti diciannove ragazzi e ragazze provenienti da 13 province italiane.
L’esperienza ha dato loro l’opportunità di sperimentare, prima in aula e poi sul proprio territorio, una metodologia innovativa di co-progettazione al fine di costruire risposte concrete, creative e condivise al sempre più diffuso problema del disagio giovanile.
Grazie agli incontri territoriali organizzati dai partecipanti, in soli due mesi di formazione e sperimentazione sono state coinvolte attivamente nel confronto circa 120 persone.
Un gruppo eterogeneo che ha visto impegnarsi attivamente giovani e adulti, appartenenti a diverse realtà, con visioni e potenzialità che hanno arricchito notevolmente il dibattito.
Bilancio positivo dunque per questo percorso che nei territori coinvolti ha consentito di individuare nuove opportunità, ispirate dai principi e scenari aperti dalla Sharing Economy, e di costruire relazioni umane solide e ricche di emozioni.
È online la raccolta dei diari che raccontano l’esperienza di ciascun partecipante: nelle loro parole l’entusiasmo, le impressioni, gli obiettivi, di chi si è sentito coinvolto, professionalmente e personalmente, in un progetto comune che trae forza ed efficacia grazie alla collaborazione e condivisione tra persone che, ricordiamo, hanno un’età compresa tra i 18 e i 30 anni.
“Siamo molto soddisfatti – afferma Giovanni Bunoni, Vicecoordinatore Nazionale dei Giovani delle Acli – dell’esito di questo percorso e siamo convinti che gli strumenti condivisi porteranno presto i loro frutti e saranno generativi. È sempre una grande responsabilità prendersi cura della formazione dei giovani ed è stato emozionante vedere concretizzarsi gli obiettivi, definiti inizialmente solo sulla carta, nell’entusiasmo che ha accompagnato ciascuno dei giovani coinvolti.“