“La discussione sulla cosiddetta quota 100 va superata altrimenti continueremo a dibattere intorno ad un sistema pensionistico che riguarda solo una parte di cittadini”. È quanto afferma il Presidente nazionale delle Acli, Roberto Rossini, riguardo alle proposte di riforma delle pensioni. “Proponiamo una visione più ampia – ha continuato Rossini – per comprendere anche le giovani generazioni, coloro cioè che accederanno alla pensione con il solo sistema contributivo e per di più con degli stipendi e dei versamenti molto bassi e frammentati. Come Acli ci facciamo promotori di alcuni correttivi che potrebbero rendere il sistema più giusto ed equo, ecco perché durante il prossimo Incontro Nazionale di Studi, in programma a Trieste dal 13 al 15 settembre, consegneremo al premier Giuseppe Conte, che sarà nostro ospite, una serie di proposte di legge tra cui quella in tema di previdenza. Crediamo che uno dei modi per rendere il sistema pensionistico più equo sia la reintroduzione del principio di flessibilità in uscita, che ora è prevista per alcune categorie, come i lavoratori usuranti o “precoci” e quelli appartenenti all’Ape sociale, ma che invece dovrebbe essere un diritto universale. Naturalmente l’uscita libera e volontaria dal mondo del lavoro per accedere alla pensione partirebbe da un requisito minimo di età, che potrebbe andare dai 63 ai 65 anni, con un assegno pensionistico crescente o decrescente a seconda dell’età di accesso. Un altro principio che va nella stessa direzione è quello di introdurre una pensione di inclusione, cioè un trattamento di garanzia che assicuri, in presenza di uno stato di bisogno economico, un reddito dignitoso”.
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