Libero Grassi fu l’imprenditore, il primo in Sicilia, che decise di dire pubblicamente “No” al pagamento del pizzo, la “tassa” che la mafia imponeva e impone agli imprenditori, siciliani e non, un racket che non solo piega l’attività del singolo ma soprattutto mina l’intero sistema economico del nostro Paese.
Per questo atto di coraggio, per la determinazione con cui si oppose alle minacce mafiose e denunciò gli estorsori, Libero Grassi pagò con la vita, colpito dai sicari di Cosa Nostra alla fine di agosto del 1991: si parlò di una “morte annunciata”, una morte che fu anche un’accusa contro una grande parte del sistema imprenditoriale siciliano che di fatto lo lasciò solo ad esporsi in una battaglia che avrebbe dovuto essere “la” battaglia di tutti.
“Sono trascorsi ben ventisette anni dall’eccidio – dichiara il presidente delle Acli Nino Tranchina – e purtroppo dobbiamo constatare che la nostra città non si è ancora liberata dalla piaga del racket delle estorsioni, che di fatto preclude lo sviluppo socio-economico della nostra società. Abbiamo il dovere morale – continua Tranchina – di raccogliere il suo testimone e di tenere alto l’impegno civile per l’affermazione nella nostra città della legalità e della libertà da ogni sopruso”.
Le Acli di Palermo, ricordando Libero Grassi per il suo esempio di vita e per la ferma opposizione con cui ribadiva gridando ad alta voce “pagando il pizzo rinunzierei alla mia dignità”, vogliono riaffermare il loro impegno costante e quotidiano sul territorio a sostegno degli imprenditori, soprattutto quelli più giovani, affinché rimangano nella loro terra per investire nel proprio futuro e nella crescita della Sicilia, anche grazie alla strada aperta da Libero Grassi.