L’8 agosto del 1956 nella miniera di Bois du Cazier, nei pressi di Marcinelle, nel Belgio del sud, scoppia un incendio all’interno di una miniera di carbone. Il bilancio è uno dei più duri nella tragica storia degli incidenti sul lavoro: 262 morti di varie nazionalità, molti appena 18enni, 136 italiani. Lavoratori che avevano abbandonato la loro terra, i loro paesi, per lo più provenienti dal Mezzogiorno, uomini che cercavano di migliorare la propria condizione di vita lavorando 8 ore al giorno ininterrottamente nel sottosuolo senza un minuto di pausa, senza nessuna dignità.
Quell’8 agosto ha cambiato per sempre la storia dell’emigrazione italiana, mettendo in luce i sacrifici e le ingiustizie che i nostri connazionali dovevano sopportare nei paesi in cui decidevano di cercare fortuna, paesi dove spesso venivano trattati alla stregua di animali domestici. Marcinelle risvegliò la coscienza popolare e diede l’avvio ad una serie di battaglie per tutelare la dignità dei cittadini che emigravano.
Dal 2001, a ricordo di quella tragedia, viene celebrata la “Giornata nazionale del sacrificio italiano nel mondo” perché questa narrazione non venga persa, nel ricordo di altre tragedie dimenticate, come quella di Mattmark in Svizzera dove nel 1965 morirono 88 lavoratori di cui 56 italiani o quella di Dawson negli Stati Uniti, nel 1913, dove persero la vita 146 italiani nell’esplosione di una miniera.
Tutti i giorni dovremo ricordarci delle tragedie dei lavoratori italiani all’estero, perché tenere insieme lavoro, diritti e solidarietà è l’unica strada per un mondo più giusto. Tutti i giorni, anche quando a morire non sono gli italiani ma gli sfruttati, gli scarti della nostra economia.
Matteo Bracciali
Vicepresidente Federazione Acli Internazionali