Rumorosa, allegra, colorata. Così è stata la marcia “Insieme senza muri” che si è svolta a Milano il 20 maggio per le strade della città coinvolgendo associazioni di volontariato, Terzo settore, sindacati, politici, personaggi dello spettacolo, semplici cittadini e tantissimi immigrati.
Nei tre chilometri che separano Porta Venezia da piazza del Cannone c’erano tutte le comunità straniere che vivono a Milano e nei dintorni: ognuna sfilava con le bandiere e l’abbigliamento caratteristico.
La comunità africana danzava al suono dei tamburi, El Salvador seguiva la propria banda musicale, c’erano le donne cinesi vestite di rosso con ombrellini di carta e i dragoni, le donne peruviane con tacchi e cappelli di pajettes, le majorette sudamericane, le giapponesi con il kimono, mentre il popolo brasiliano avanzava a passo di samba, le donne islamiche velate.
Ad aprire il corteo sono stati i bambini, seguiti dai sindaci, i partiti e poi le associazioni, tra cui c’erano anche le Acli, guidate dal presidente Roberto Rossini: “Come Acli – ha detto Rossini – siamo alla marcia perché crediamo nel valore e nel rispetto delle differenze culturali ed etiche. La manifestazione è un’occasione di crescita. La nostra è una società plurale e la cultura che nega l’accoglienza non è umana. La logica dell’intolleranza e dei muri, che fomenta la paura, va sconfitta. Sono in gioco i nostri valori fondamentali, per il futuro di tutti.”
La manifestazione ha visto la partecipazione di centomila persone e, a parte qualche episodio isolato, si è svolta in modo pacifico e festoso.
“Questa manifestazione – ha detto Pietro Grasso, presidente del Senato durante la giornata – è un messaggio all’Unione europea. Chi è nato qui e studia qui è italiano. Dobbiamo dire stop a ogni tipo di muro. L’accoglienza genera più sicurezza nelle città”.
Al termine della manifestazione, a piazza Cantone, i banchetti della campagna “Ero straniero” attendevano il corteo. La campagna – promossa dai Radicali, la fondazione “Angelo Abriani”, Acli, Arci, Asgi, Centro Astalli, Cnca, A buon diritto Cild – si propone di raccogliere 50mila firme per una legge di iniziativa popolare che modifichi la Bossi-Fini e permetta canali legali per entrare e lavorare nel nostro Paese, l’abolizione del reato di clandestinità e il ripristino dello sponsor per far arrivare in Italia gli stranieri che devono lavorare.
Fina a ora la campagna ha raccolto 5.000 firme: oltre 2.000 solo il 20 maggio.