Tavola rotonda del progetto di riabilitazione e rieducazione dei detenuti tramite lo sport
Roma, 11 aprile 2018, Palazzo Achille Grandi
“Una pena che non è aperta alla speranza, non è cristiana e non è umana”, così Papa Francesco ha dichiarato in occasione della tradizionale lavanda dei piedi del giovedì Santo, ai detenuti del carcere di Regina Coeli.
Una dichiarazione che rispecchia appieno l’impegno e la presenza delle U.S. Acli Nazionali e territoriali, in particolar modo in alcune carceri italiane, dove dal 2016 è avviato il progetto Lo Sport che Vogliamo. Una serie di iniziative sportivo-formative organizzate in 14 città italiane, che coinvolgono i rispettivi circoli zonali U.S. Acli, alcuni dei Patronati e CAF locali, ENAIP e il Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria (DAP), firmatario del protocollo d’intesa Buone Pratiche da cui Ripartire del 26 ottobre 2016.
In questi 2 anni di lavoro, oltre 200 detenuti uomini e donne sono stati protagonisti di corsi di formazione, corsi di primo soccorso e defibrillazione obbligatoria, attività ludico-sportive, corsi di discipline sportive. Detenuti e detenute che hanno lavorato fianco a fianco all’organizzazione di tornei e incontri, insieme con il personale delle carceri di Bologna, Verona, Chiavari, Nuoro, Santa Maria Capua Vetere, Ascoli Piceno, Pescara, Velletri, Avellino, Benevento, Latina, Messina, Taranto, Agrigento, Ferrante Aporti (TO).
Con le U.S. Acli anche la direzione dell’Agenzia Nazionale per i Giovani, che promuove la cittadinanza europea attiva dei giovani e la cooperazione internazionale, coinvolgendo i giovani in programmi Erasmus, ma anche progetti di volontariato e innovazione sociale.
Quindi giovani, istituzioni, sistema penitenziario e Acli – nazionali e Unioni Sportive – per un progetto che ha dato da subito vita a risultati positivi e molto incoraggianti.
Alcuni esempi sono il lancio di una campagna di sensibilizzazione per ristrutturare il campo di calcio dell’istituto penitenziario di Benevento, che ha visto la realizzazione da parte dei detenuti di t-shirt LegaliCup, messe in vendita per raccogliere fondi e finanziare i lavori necessari. A Pescara invece è stato coinvolto attivamente il personale penitenziario, rendendolo partecipe del proseguimento delle attività ludico-sportive iniziate nel 2016 dai circoli territoriali U.S. Acli e creando così un circolo virtuoso di buone pratiche, rispetto e collaborazione tra detenuti e carcere. A Verona, Caserta e Avellino il progetto ha reso protagoniste le detenute delle carceri cittadine femminili, grazie a iniziative a esse dedicate e tagliate su misura per le problematiche delle minoranze di genere nell’ambito carcerario.
“Un progetto – dichiara Roberto Rossini, Presidente nazionale delle Acli – che porta nei territori la speranza di riabilitare e integrare i detenuti e le detenute arrivati al termine della pena, le loro famiglie e il personale delle carceri che ogni giorno è attore principale del percorso riabilitativo di queste persone. Creare nuovi strumenti d’integrazione è uno degli obiettivi principali delle Acli – continua Rossini – e anche grazie alle nostre Unioni Sportive siamo impegnati a promuovere i valori della legalità e della cooperazione, contribuendo alla diffusione di una cultura del rispetto e dell’integrazione tra le persone a rischio di emarginazione”.
Lo Sport che Vogliamo coinvolge detenuti e famiglie grazie a eventi sportivi pubblici, che creano e rafforzano il legame delle U.S. Acli con il proprio territorio e mostrano alla popolazione l’operato dei tecnici sportivi e del personale delle carceri, implementando le buone pratiche territoriali e dando senso di appartenenza e fiducia alle popolazioni locali.