Nel web e nella realtà crescono forze che promuovono ideali in contrasto con i valori democratici del Paese. Sindacati, associazioni e partiti lanciano una raccolta firma per
Cultura e rispetto delle leggi. Sono questi i due antidoti contro il proliferare di atteggiamenti e parole fasciste in Italia e in Europa.
Per estirpare qualsiasi forma di ritorno al passato, 23 firmatari tra associazioni sindacati e partiti politici hanno lanciato l’appello “Mai più fascismi”, presentato oggi a Roma al museo della Liberazione in via Tasso.
In pochi giorni dalla sua pubblicazione online l’appello ha raccolto oltre 20.000 firme.
“I segnali che riceviamo dall’Italia e dall’Europa sono preoccupanti – ha detto Roberto Rossini, presidente nazionale Acli – Vediamo davanti a noi il ritorno all’uso della parola razza, sospetti sui sindacati e sulle ong, semplificazioni e imbarbarimenti del linguaggio politico, il ritorno a un pensiero che chiude. Sono tutti fatti che collegano il passato al presente e che solo facendo memoria del passato possiamo governare. Solo con una conoscenza forte del passato e dei nostri valori democratici i giovani possono riscoprire il tema politico e perpetuare un’idea di Stato e della politica conforme alla Costituzione”.
Tra i tanti segnali, Rossini ha evidenziato anche la recente legge polacca che punisce con la reclusione chi parla di complicità dei polacchi con l’Olocausto.
Dentro i nostri confini, nessuno sottovaluta la presenza di forze politiche che si ispirano al fascismo e che andrebbero denunciate e fermate nella loro corsa elettorale perché diffondono il virus della violenza, della discriminazione, dell\’odio del diverso, del razzismo e della xenofobia.
“La rinascita dei fascismo – ha detto don Luigi Ciotti, presidente di libera – non è un fatto di folklore, è un fatto reale che nasce dalla povertà culturale e materiale del nostro Paese. Dove dominano le logiche economiche e le disuguaglianze hanno gioco facile i discorsi demagogici”.
“Non possiamo dimenticare – ha aggiunto il sacerdote – che in Italia abbiamo sei milioni di analfabeti di ritorno, che abbiamo un tasso di abbandono scolastico del 13,8%, che milioni di persone vivono in povertà materiale e culturale e i ragazzini imitano i boss mafiosi. Sono segnali che indicano che il processo di liberazione in Italia non è terminato”.
Il problema della rinascita dei fascismi non è però la mancanza di leggi. In Italia c’è la legge Scelba del 1952 e la legge Mancino del 1993. La Costituzione stessa vieta il ricostituirsi del partito fascista.
Il problema, come ha sottolineato Antonio Pansella, direttore del museo della Liberazione “è che bisogna insistere perché si denunci chi viola le leggi. Senza denunce non si può procedere a scioglimento di queste forze politiche. Bisogna denunciare per avere la sentenza”.
“Il nostro appello – ha aggiunto Carla Nespolo, presidente nazionale Anpi – chiede alle istituzioni la necessaria severità nell’applicare le norme che ci sono. Formazioni politiche che non portano nel loro nome la parola fascismo ma che tali sono, vanno perseguite e impedite di agire. Le associazioni fasciste e naziste devono essere sciolte perché l’Italia nata dalla resistenza non lo può tollerare”.
Secondo Susanna Camusso, segretario generale Cgil, la ricomparsa del fascismo dipende dal fatto che “si sono sdoganate cose che non si dovevano sdoganare” ma se un ampio coordinamento di associazioni, sindacati e partiti ha deciso di dedicare del tempo per promuovere questo manifesto vuol dire che in Italia c’è un’urgenza da affrontare perché minaccia la democrazia.
“Con il nostro appello – ha detto ancora la sindacalista – puntiamo alla ricostruzione di una coscienza. Il nostro Paese non ha fatto fino in fondo i conti con la nostra storia. Vogliamo fare di questo appello un punto di partecipazione, di relazione, per fare memoria, per riempire il vuoto lasciato nelle periferie dalla politica”.