Domenica 21 Gennaio 2018 – Anno B
Parola del giorno: Gio 3,1-5.10; Sal 24; 1 Cor 7,29-31; Mc 1,14-20
DAL VANGELO SECONDO MARCO (Mc 1, 14-20)
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch\’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
COMMENTO AL VANGELO
a cura di don Antonio Agnelli, accompagnatore spirituale ACLI Cremona
L’inizio della prassi vitale di Gesù, comincia per Marco, in una situazione tragica: l’azione del Battista viene violentemente interrotta dal centro politico della Galilea e Gesù riempie questo vuoto, modificando però le coordinate dell’esperienza di Giovanni. Lascia il deserto, regione della Giudea, e facendo una scelta per le periferie, diremmo oggi; va in Galilea, regione considerata impura e abitata da peccatori e idolatri, per annunciare il regno di Dio. Emerge un dato fondamentale: l’annuncio del regno non avviene mai in una situazione asettica o idilliaca, ma comprende il conflitto, l’opposizione del peccato e del male nella storia che lo vogliono eliminare.
Non di certo i credenti cercano il conflitto, ma esso è a volte inevitabile quando l’indurirsi del rifiuto di Dio diventa struttura di oppressione, violenza, sopraffazione, morte dei fratelli.
Gesù quindi decide di entrare in azione: dall’esperienza di Dio esplicitata nel battesimo nel quale la voce lo indica come il Figlio amato, passa all’annuncio del regno di Dio in una trasformazione della qualità del tempo: Gesù vive l’esperienza della offerta dell’amore definitivo di Dio adesso, e lo traduce nella sua predicazione e prassi. Il tempo oggi si chiama Kairós, ovvero opportunità di liberazione totale dal male e dalla morte. Connota il fatto che Dio ha posto le condizioni per un cambiamento a favore del popolo oppresso e dell’intera umanità alienata e che Gesù concretizzerà nelle guarigioni, nel mangiare con i peccatori, nel suo insegnamento, nel suo stare in una situazione di emarginazione sociale e religiosa.
Dio nella vita e nella prassi di Gesù offre quanto il centro religioso aveva rifiutato ai poveri, oppressi, abbandonati, e nel Figlio sofferente inizia un tempo nuovo. Cambia anche la stessa immagine di Dio: il giudice a cui non si può sfuggire che Giovanni annunciava, diventa un Dio giudice che salva, come i profeti avevano annunciato. Tale cambiamento esige una trasformazione anche personale: si deve credere che in Gesù vi è davvero una nuova possibilità di vita e si deve rompere ogni pessimismo o inerzia che fanno accettare come inevitabile il peccato e l’ingiustizia del mondo. L’esortazione di Gesù alla conversione diviene forza di trasformazione, discernimento e azione concreta al servizio del regno, della verità, dei poveri e dei sofferenti. Se seguiamo la trama del Vangelo di Marco possiamo conoscere anche il significato finale della prassi di Gesù in Galilea per i suoi discepoli, al cap.16, 7. Sarà possibile esperimentare la comunione con il risorto sono ritornando in Galilea: “là lo vedranno”, proseguendo la sua causa e i suoi gesti misericordiosi.
Comincia poi nel brano odierno ,il racconto della costituzione della comunità dei discepoli. Essi lasciano la loro sicurezza economica e familiare ed entrano in una condizione di povertà e insicurezza, che li porterà a seguire il maestro nella predicazione itinerante. Passano da un lavoro conosciuto ad un altro che non conoscono perché non sono preparati. Passano poi da un progetto personale centrato sulle proprie necessità e quelle familiari, ad uno nel quale il primato sono le necessità degli altri, malati, soli, abbandonati. Tale passaggio è condizione indispensabile per integrarsi nella comunità dei seguaci di Gesù corresponsabili della causa del regno.
L’evangelista Marco di pone quindi dinnanzi la radicalità del Vangelo e la sua assoluta novità gioiosa. Entrare in comunione con Gesù significa immediatamente convertirsi a lui, aderire al suo progetto di salvezza, affrontare senza paura il conflitto, in nome della verità e della giustizia, portare su di sé il peccato del mondo offrendo perdono e pace, ma mai cedendo alle lusinghe del potere mondano. Diventare poi poveri e liberi è poi condizione imprescindibile per la credibilità dell’annuncio e dei gesti che vogliamo porre come discepoli innamorati del Maestro unica nostra vita e speranza.