Ho trascorso qualche giorno in Olanda con tutta la mia famiglia a trovare un figlio che studia non lontano da Amsterdam. Nelle chiacchierate fatte è emersa netta la percezione di una Chiesa che pare dare risposte fuori tempo ad una società che si pone altre domande. Una società che quando raccoglie le istanze religiose sembra trovarle fuori dai percorsi tradizionali, certamente non nelle Chiese storiche.
Quanto lontana l’Olanda del “Nuovo Catechismo”, laboratorio inquieto di sperimentazione pastorale, frontiera del dialogo ecumenico. Non sono solo le cifre a dire, in modo impietoso, il tracollo verticale di una Chiesa: è la constatazione che i cristiani contano sempre meno nel dibattito pubblico. I cristiani, infatti, si devono confrontare con la deriva di una società che, in nome della libertà, assolutizza, spesso in modo ideologico, i diritti dell’individuo. Nello stesso tempo deve prendere atto del bisogno di chiarezza che trova risposte facili nell\’impostazione muscolare di una parte dell’Islam.
Il cristianesimo può sparire
Visitando splendide chiese sempre più monumenti e meno comunità mi è venuta in mente un libro di qualche anno fa e che ho molto amato: “La quarta ipotesi sul futuro del cristianesimo” di Maurice Bellet (Servitium 2003)
Bellet, presbitero, filosofo e teologo francese, partendo dalla constatazione che la vicenda cristiana è minacciata di estinzione, presentava, appunto, quattro ipotesi sul suo futuro. La prima non fa altro che prendere atto della scomparsa del fenomeno cristiano: “il cristianesimo scompare e con esso il Cristo della fede… Se ne va. Svanisce. È indolore. Non ci si pensa neanche più. Scomparsa.” Restano qua e là delle tracce: monumenti appunto, opere d’arte, forse qualche elemento dell’inconscio collettivo e un numero magari anche consistente di adepti.. La seconda ipotesi delinea una dissoluzione: l’apporto di valori evangelici entra a far parte del patrimonio comune dell’umanità come un anello di una tradizione più grande, una componente di un sistema di pensiero e nulla più: “Gesù può anche trovarvi un posto, come nel pantheon indù “. La terza ipotesi è che il cristianesimo continui, attraverso una dialettica fatta di conservazione, di restaurazione e di aggiornamento, in cui opzioni anche opposte permangono “interne a uno stesso insieme, fondamentalmente invariato.”
La possibile rinascita
Infine la “quarta ipotesi”, “qualcosa conosce inesorabilmente la fine, qualcosa muore e non sappiamo fin dove questa morte scende in noi”. È la fine di un sistema religioso, legato all’età moderna dell’Occidente da un rapporto di interdipendenza. Ma con questa morte, sostiene Bellet, si arriva come a un capolinea, dove non si sa se la ripartenza sarà verso il peggio o verso il meglio: l’unica cosa che si sa è che questo dipende in massima parte da noi. La domanda brutale da cui è partito il testo: “Cristo ha un futuro?” rimane ma assume i connotati di una domanda ricca di speranza. “In questo nuovo inizio l’Evangelo può apparire come Evangelo, cioè la parola, appunto, inaugurale che apre lo spazio di vita? Il paradosso è grande, perché l’Evangelo è vecchio… Ma forse il tempo delle cose capitali non è retto dalla cronologia; forse la ripetizione può essere la ripetizione dell’inaudito, così come, dopo tutto, ogni nascita di un uomo è una ripetizione banale e, ogni volta, l’inaudito.”
Se è vero che qualcosa si annuncia, scrive, e noi non sappiamo che cosa sarà, ci è chiesto, come cristiani, di essere particolarmente attenti e sensibili ai luoghi e alle domande dove la fede comincia e ricomincia in modo nuovo, tanto dentro quanto fuori delle comunità cristiane esistenti. Custodire la vicenda di Gesù di Nazareth per custodire la soglia dell’umano. Per una Chiesa capace di mettersi veramente in ascolto, di farsi stupire. Capace di dar da pensare, di ricondurre la fede in relazione agli interrogativi posti dalla vita, nell’ordine del credibile e del desiderabile.
Una Chiesa capace di conservare il gusto di cominciamenti.
Daniele Rocchetti