«Lo storico incontro tra Papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill, svoltosi ieri a L’Avana, segna l’avvio di una svolta nelle relazioni tra la chiesa cattolica e quella russo ortodossa – afferma Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli – Questa fondamentale tappa del dialogo ecumenico è stata resa possibile a partire da una comune consapevolezza che non si può rimanere inermi di fronte alla nuova ondata di persecuzioni cui sono sottoposti i cristiani, insieme ad altre comunità religiose, in particolare in alcune aree del Medio Oriente. Il sangue versato dai martiri contemporanei è nuova linfa per l’ecumenismo. Francesco e Kirill hanno ricordato congiuntamente che le guerre degli ultimi anni e il terrorismo, parti di una strategia di creazione di caos e di divisione, stanno cancellando la presenza delle comunità cristiane in posti in cui esse hanno vissuto sin dai tempi degli apostoli.
Il fatto che l’incontro sia avvenuto in uno dei Paesi che è stato simbolo della guerra fredda, come Cuba, ma che progressivamente ha abbracciato la via diplomatica, è denso di significati. Dimostra che la via del dialogo è molto più efficace di quella militare, utilizzata, con i risultati catastrofici che vediamo, nell’arco dell’ultimo quarto di secolo, dalla prima guerra del Golfo alla Siria. E mentre a Cuba l’Oriente e l’Occidente cristiano si incontrano dopo un millennio, alla conferenza di Monaco sulla sicurezza si usano toni accesi, amplificati da certa stampa, per accreditare, contro ogni evidenza e convenienza reciproca, il pericolo una nuova guerra fredda e per minimizzare le sconfitte sul campo che i terroristi del sedicente Stato Islamico stanno subendo.
Per tali ragioni – conclude Bottalico – l’incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill va oltre l’intrinseco ed enorme significato religioso ed ecumenico e non sarà privo di benefiche ripercussioni sulle relazioni internazionali, in particolare su quelle tra l’Est e l’Ovest».