«Il referendum sulle trivelle è stato un fatto di grande importanza democratica, e anche se il mancato raggiungimento del quorum lo priva di effetti giuridici, il suo significato politico è rilevante, sarebbe un errore non tenerne conto», dichiara Alfredo Cucciniello, responsabile Cittadinanza attiva della Presidenza nazionale Acli, in merito all’esito della consultazione referendaria.
«Una parte consistente dell’elettorato – prosegue Cucciniello – ha espresso un orientamento favorevole ad un’inversione di rotta nelle politiche energetiche e nel modello di sviluppo economico e sociale; nel Paese si è finalmente parlato delle scelte energetiche, della necessità di superare le fonti fossili e di combattere i cambiamenti climatici»
Sul fatto che attraverso il referendum si sia realizzata una straordinaria mobilitazione che ha avuto il merito di portare alle urne milioni di persone, non vi possono essere dubbi. I Sì sono stati oltre tredici milioni (13.334.764). Fatte le debite differenze, non si può non ricordare che la base di consenso che ha conferito la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera alla coalizione vincente alle ultime politiche del 2013, è stata di poco più di dieci milioni di voti, e che l’alta percentuale del Partito Democratico, del 40%, alle europee del 2014, corrisponde a 11 milioni di voti di lista.
«Passati i toni elettorali – conclude Cucciniello – rimangono aperti i nodi delle politiche energetiche e del futuro del mare, del turismo, della pesca, più in generale del pianeta, rispetto a cui serve visione strategica, buon senso, coraggio e concretezza».