Ci avviciniamo alle solennità dell’Ascensione e della Pentecoste. Questo brano, tratto dai cosiddetti “discorsi dell’addio” del vangelo di Giovanni, ci mostra il rapporto tra Gesù che sale al Padre e lo Spirito che lascia a noi suoi discepoli.
La parola di Gesù è il nuovo comandamento dell’amore. Chi lo ascolta è in comunione con Dio, Padre e Figlio e Spirito santo.
Ora Dio prende dimora, come una volta nel tempio di Gerusalemme, nel cuore dell’uomo che accoglie la parola d’amore che Gesù e il Padre pronunciano insieme.
Gesù lascia questo mondo per trasfigurarsi nel Cristo glorioso, lasciando però ai discepoli molteplici doni.
Il primo è lo Spirito. Una funzione importante dello Spirito è quella di ricordare chi è Gesù e quale è la sua parola, mantenendo così una memoria efficace della sua vita e del mistero pasquale. Lo Spirito insegna cosa vuol dire accogliere la parola del Padre, potente e misericordiosa, per trovarvi in essa la vita vera.
Il secondo è la pace, che in ebraico significa avere a sufficienza di ciò che è necessario per vivere, e averlo in abbondanza. La pace del mondo è, di fatto, un patto di non belligeranza in vista della guerra futura che nel frattempo è stata preparata covando il rancore dello sconfitto o la supremazia del vincitore. Gesù dà invece una pace segnata dalla gratuità, un dono che, solo se si accoglie con gratuità, dà i suoi frutti di condivisione nella comunità e tra fratelli, altrimenti produce frutti marci di invidia e gelosia, scatenando ulteriori guerre.
La pace, abbondanza di vita che Gesù dà, è per tutti e nessuno escluso: ce n’è in abbondanza per tutti. Al contrario la pace del mondo è per alcuni a scapito di altri, perché si crede che non ce ne sia a sufficienza per tutti, in quanto si crede che la propria vita sia insidiata, a torto o a ragione, dagli altri.
Tutto questo avviene perché Gesù è risorto ed è in comunione con il Padre, con cui dona lo Spirito. Questo ha detto prima della sua morte, perché i discepoli non perdessero la fede in lui, ma si mantenessero saldi nella fede.
Questo vale anche per noi che, di fronte alla morte, rimaniamo sempre sgomenti, perché vediamo la vita che viene meno. Tuttavia, se ascoltiamo lo Spirito, che è memoria vivente del mistero pasquale, la nostra fede può rimanere salda continuando ad avere fiducia nella pace che Gesù ci ha lasciato.
1 maggio 2016 – VI Domenica di Pasqua – Anno C
Giovanni 14,23-29
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 23 «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24 Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25 Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26 Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
27 Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
28 Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29 Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
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