In questo racconto evangelico Gesù invita il dottore della legge, che lo interroga, a farsi operatore di compassione nei confronti del proprio prossimo per ben due volte (vv. 28.37).
La prima parte (vv. 25-28) è una domanda classica che riguarda la vita eterna e su come ottenerla. Essa veniva dibattuta nelle scuole rabbiniche e il dottore della legge vuole conoscere l’opinione di questo maestro che sta crescendo in fama con la sua predicazione del regno di Dio. Gesù rimanda il suo interlocutore alla sua competenza di dottore della legge e ne ottiene una risposta adeguata in cui la legge viene riassunta nel duplice comandamento dell’amore. Gesù elogia il dottore e lo invita a praticare la via della vita che riconosce nella Torà.
Il problema però si pone a riguardo dell’identificazione del prossimo. All’epoca il prossimo era spesso identificato con gli ebrei appartenenti al popolo, mentre gli stranieri non venivano considerati prossimo. Gesù, presentando questo caso sotto forma di parabola, mostra come la compassione non abbia frontiere, in quanto è uno straniero, un Samaritano, che si mostra capace di compassione nei confronti dell’uomo bastonato e derubato dai briganti.
La differenza che Gesù mette in evidenza tra il sacerdote e il levita da una parte, in qualche modo appartenenti alla stessa categoria sociale del dottore della legge, e il samaritano dall’altra, sta nel fatto che i primi vedono e vanno oltre, mentre il samaritano vede e ha compassione. Gesù non giudica i primi, ma sottolinea come allo sguardo non segue una decisione del cuore, si vede ma non si entra in azione. Il testo evangelico non ci dice nulla sul perché questo succede al sacerdote e al levita, ed è un bene per noi, perché altrimenti potremmo sempre sottrarci all’agire dicendo che non abbiamo le stesse motivazioni dei due che vanno oltre. Non c’è motivazione per andare oltre quando si vede chi è nel bisogno. Vedere e non fare è ciò che in qualche modo viene messo sotto la lente di ingrandimento da parte di Gesù. Certo il samaritano, considerato eretico dai Giudei, si mostra più capace di comprendere cosa significhi amare Dio e il prossimo come se stesso, e dunque – in un qualche modo – più capace di comprendere la legge, perché aderisce alla legge interiore che viene dallo Spirito.
Gesù conclude la parabola con un’altra domanda, per vedere se il dottore della legge ha compreso l’insegnamento che, dopo aver visto, occorre agire con compassione. Gesù anche in questo caso riceve una risposta adeguata dal suo interlocutore e la conclusione è un invito ad agire conformemente a quanto ha compreso.
Anche noi siamo invitati da Gesù a compiere quello che comprendiamo dell’amore per il prossimo, senza porci problemi di chi è del nostro gruppo o meno, perché tutti gli uomini sono il nostro prossimo, in quanto figli dello stesso Padre.
10 luglio 2016 – XV Domenica Tempo Ordinario – Anno C
Luca 10,25-37
In quel tempo, 25 un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26 Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27 Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28 Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
29 Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30 Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32 Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33 Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34 Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35 Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36 Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37 Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
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