La decisione presa durante l’ultimo CDM, di utilizzare i soldi “avanzati” dall’Assegno Unico Familiare per altre voci di spesa, è l’ennesima dimostrazione che i nostri governanti non hanno capito quanto sia grave la situazione causata dal calo di nascite continuo che il nostro Paese registra ormai da più di 10 anni e che ha toccato livelli record nell’ultimo periodo, anche a causa della pandemia. Le risorse avanzate, frutto principalmente di domande non pervenute rispetto alle stime iniziali, dovrebbero essere reinvestite per migliorare una misura importante come è l’Assegno Unico Universale, che però necessita ancora di migliorie importanti, tra cui quello del Riconoscimento dell’Assegno fino ai 21 anni dell’età dei figli (attualmente dai 18 ai 21 anni è previsto il dimezzamento dell’importo) o fino al termine del corso legale di studi, le Acli ritengono importante questo miglioramento perché dimezzare l’Assegno Unico in una età cruciale rischia di bloccare l’ascensore sociale; si auspica inoltre la rimodulazione dell’importo dell’AUU nella fase di minore età del figlio, con rinforzo nel primo o comunque nei primi anni di vita del medesimo, e dando maggiore attenzione a situazioni di nuclei familiari con figli in stato di disagio economico; l’estensione del beneficio a richiedenti e figli residenti all’estero.
Oggi, auspicando che la famiglia sia al centro dell’agenda elettorale di ogni forza politica, è necessario anche dare pieno corso al “Family Act”, di cui l’Assegno Unico è solo una delle più ampie previsioni, anche grazie alle risorse del PNRR e dei Fondi europei, e provvedere con urgenza a sostenere il lavoro giovanile e femminile, implementare i servizi per la conciliazione dei tempi di lavoro e della famiglia, i servizi territoriali per la prima infanzia e per i minori, potenziare i consultori familiari e progettare finalmente soluzioni concrete per l’abitare di giovani e giovani coppie..
Qui le proposte delle Acli, presentate al Ministro per la Famiglia, Elena Bonetti, per un miglioramento dell’AUU.