Come ACLI abbiamo diffuso in queste settimana un appello programmatico per le elezioni politiche, Il Paese della dignità, nel quale sono definiti alcuni punti qualificanti circa le scelte importanti che gli elettori sono chiamati a compiere, fornendo nello stesso tempo un quadro di discernimento che aiuti tali scelte.
Abbiamo anche condiviso documenti di proposte insieme ad altri, in diverse reti del mondo del Terzo settore, del mondo cattolico e della società civile: il Forum del Terzo settore, l’Alleanza per la non autosufficienza, le organizzazioni cattoliche di Retinopera, il Tavolo Asilo, la Federazione delle Acli Internazionali, la Rete Pace e disarmo, la Consulta degli Enti di Servizio Civile, l’Agenda giovani di diverse associazioni di giovani, senza considerare diversi appelli di personalità. C’è stata anche una società civile attiva in questa campagna elettorale che ha animato e contribuito a confronti e discussioni con le forze politiche perché il voto di ognuno di noi possa essere l’esito di tanti interrogativi e cerchi di essere, per quanto ognuno di noi riesca, esigente.
Come Acli abbiamo innanzitutto invitato ad andare a votare e a cercare col proprio voto quanto e chi dare spazio a quel Paese della dignità che già esiste. Un Paese che crede che dobbiamo avere contratti di lavoro veri e solidi, e non da ricatto, e un solido sistema di welfare. Un Paese che sa che non devono essere smantellati tanti investimenti fatti in questi anni, come per esempio l’Assegno Unico e Universale per le famiglie, e che vuole un Paese aperto al mondo che non salva i bambini che fuggono dalle guerre solo se rispondono a un presunto interesse nazionale.
Abbiamo in questo modo cercato di aiutare i cittadini e noi stessi a non essere spettatori della campagna elettorale, ma esigenti protagonisti, pur nella libertà delle idee e senza schierarsi elettoralmente.
Abbiamo anche assistito a qualche dibattito filosofico sulla presunta assenza o difficoltà dei cattolici in politica, al quale preferiamo decisamente il fare direttamente politica, con la nostra autonomia, schierandosi non per qualche partito, ma certamente per affermare la Costituzione che il popolo italiano prima di scrivere, ha pagato col sangue, per difendere e promuovere le ragioni della democrazia e dei diritti di ogni persona.
Per questo a pochi giorni dal voto, avendo osservato la campagna dei partiti e interloquito con tutti i partiti politici, in diverse occasioni come associazione o insieme a tante reti di associazioni e Terzo settore, non possiamo non dire alcune cose sull’offerta politica sulla ognuno andrà a scegliere nell’urna.
Primo, basta ambiguità nei confronti dell’invasione russa e di paesi europei a democrazia limitata e solo formale, che l’Europa non la vogliono promuovere, ma solo sfasciare: ne pagheranno gravemente le conseguenze in termini di sicurezza, soprattutto i nostri figli. Altra cosa è discutere il fatto che non sia la corsa al riarmo la strategia da seguire o il mantenere l’assurdo sistema degli ordigni nucleari. Serve un pesante ritorno al dialogo e alla politica, che lo sbandierare o affidarsi solo ad alleanze militari certamente non aiuta a ridestare dal sonno profondo nella quale si è addormentata a partire dalla fallimentare lotta al terrorismo degli ultimi due decenni.
Secondo, mentre almeno alcuni criticano una legge elettorale che toglie potere agli elettori, di scelta delle persone e delle coalizioni, siamo alquanto perplessi che si propagandino sistemi politici anche peggiori, lontani dalla nostra Costituzione, quali il presidenzialismo, a vantaggio della scelta di un uomo solo al comando. Il futuro è in più democrazia e partecipazione sociale, cominciando, ma non solo, dal riconoscere, come ora la legge prevede, il Terzo settore ai tavoli di tante decisioni strategiche. La democrazia non è dare carta bianca alla politica.
Terzo il PNRR, col quale l’Europa ha finanziato quanto mai successo il rilancio del nostro Paese, deve essere portato a termine e non si deve fuggire la responsabilità di centrarne gli obiettivi e trovare risorse per le tante azioni, comprese quelle che cominciano a dare i loro frutti sulle politiche attive del lavoro e della formazione e su welfare e sanità.
Quarto, nessuno si salva da solo significa avere un fisco equo e non smantellarlo, come già avvenuto bocciando la delega sulla riforma fiscale, accontentandosi di una società dove già oggi solo meno della metà della popolazione si sovraccarica l’onere di contribuire attivamente a garantire pensioni, sanità, welfare, istruzione e formazione, una lotta senza sconti ai cambiamenti climatici e a un’energia veramente rinnovabile, nonché sicurezza. Per tutti.
Inoltre scegliere di detassare e pagare tutti la stessa percentuale, il manager che prende miliardi dal lavoro, magari solo speculando o delocalizzando, quanto chi, dovrebbe invece essere sostenuto o difeso, perché lavora per tenere aperto bottega o per salari sempre più bassi significa inevitabilmente scegliere di accettare al pronto soccorso o di sottoporre a un ciclo di chemioterapia solo chi possiede una carta di credito bella carica.
Per cui ci auguriamo di leggere e poter valutare in questi ultimi giorni una competizione elettorale giocata sulle responsabilità che ci si vogliono prendere specie davanti a chi più teme per il domani e soffre per l’oggi, e sul potere che si vuole riconoscere ai cittadini, e non che si vuole loro togliere.
Andiamo a votare, tutti. Votiamo in modo esigente.