Il reddito medio annuo di una donna è di circa 14.500 euro, quello di un uomo 19.000, dati confermati anche dall’UN Woman – l’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere – a livello mondiale. Questo -23% di reddito percepito dalle donne, si abbassa ulteriormente di un 4% circa per ogni nascita in famiglia. Per gli uomini, invece, ogni nuovo nato in famiglia rappresenta fino al 6% di reddito annuo in più.
Banca d’Italia, in una ricerca, afferma che la parità di accesso al lavoro e a un salario corrispondente a meriti e raggiungimento degli obiettivi, porterebbe l’aumento del 7% del Pil italiano.
Il gender pay-gap – differenziale salariale di genere – esiste ed è in gran parte responsabile della fuoriuscita di molte donne dal mondo del lavoro, mettendo in concorrenza i bassi salari con il costo dei servizi.
Il Coordinamento Nazionale Donne delle Acli ha raccolto il messaggio di allerta della UN Woman e dedica la Giornata Internazionale in modo particolare alle donne lavoratrici e alla necessità di politiche sociali condivise anche per favorirne le scelte riproduttive, attraverso la campagna Finchè lavoro non ci separi.
Una provocazione, una “chiamata all’azione” delle donne per le donne intesa in un duplice senso: la dinamica ancora fortemente oppositiva (e penalizzante) per le donne tra ruolo familiare e ruolo lavorativo e il persistere di differenziali salariali tra donne e uomini, a parità di lavoro e ad onta delle migliori performance femminili quanto a percorsi formativi.
“E’ importante – afferma Agnese Ranghelli, responsabile nazionale Coordinamento delle Donne Acli – riflettere su tali questioni, per promuovere e sostenere cambiamenti culturali, che si innervino poi in politiche di armonizzazione fra la vita lavorativa e quella familiare. È la forte resistenza culturale – continua Ranghelli – che relega le donne al ruolo di responsabili delle cure parentali, che le mette ancora oggi di fronte al bivio lavoro/affetti, rendendo gravose entrambe le scelte”.
La Giornata Internazionale della Donna coincide quest’anno con la pubblicazione dei risultati elettorali. Ai nuovi decisori il Coordinamento Nazionale Donne Acli chiede l’inserimento di azioni concrete per ridurre o eliminare il fenomeno del gender pay-gap.
“L’equilibrio tra vita privata e lavoro – conclude Ranghelli – sarà possibile partendo da un riconoscimento di due diritti irrinunciabili per gli esseri umani e soprattutto per le donne. Il lavoro come garanzia di una vita dignitosa e segnale forte dello sviluppo del Paese e la famiglia e le relazioni affettive come ambito di relazione, confronto, scambio generazionale e culturale e simbolo del progresso della società”.